ALESSANDRA SPIGAI

JEU DE BALL C'EST FINI (english under images)

Progetto nato nel 2015, durante la permanenza nella città di Bruxelles. Diviene una mia abitudine frequentare la piazza Jeu de Ball, nel quartiere Midi, dove ogni giorni un "mercato delle pulci" si propone un frammentarsi di provenienze geografiche orientali, africane, nordeuropee che alcuni su banchetti, molti altri direttamente su grandi teli stesi per terra, espongono migliaia di oggetti ritrovati nelle case e nel tempo andato. Pezzi di vite altrui, raccolte senza attenzione e cura alla rinfusa, e accalcate in scatoloni di cartone o per terra. Al termine del mercato molti venditori per evetirare di riportare via quegli stessi oggetti venduti a pochissimi denari, e che in quella stessa giornata hanno perso qualsiasi se pur minimo valore, iniziano a gridare ripetutamente C'est fini! C'est fini! C'est fini! come un mantra, come una sirena, come insegnale in cui tutto è ulteriormente finito. Il valore non c'é più, la storia non c'é più, il tempo non c'é più. C'est fini! A quelle grida altre centinaia di persone si affollano come gabbiani sui pescherecci che pasturano, gli spazi vuoti spariscono, persone chine a raccogliere ciò che rimane, brandelli degli stessi oggetti vendono presi e strappati dalle mani uno dell'altro, soppesati, rigirati, a volte portati via, a volte nuovamente lasciati cadere a terra, perdendo ogni briciolo di rimasta dignità. Questo fino a che il branco termina il pasto, finchè non c'é più nulla, buttato a terra, di sufficientemente utile che almeno gratis possa essere salvato ed entrare in un'altra casa.

Ho raccolto i resti dei resti, simboli di così tante vite e realtà. Su quelle immagini ho dipinto un "nuovo strato", per restituire dignità e un nuovo percorso, immaginando emozioni e storie su quegli sguardi e vetri rotti. Ho voluto proseguire la strada di quegli oggetti aggiungendo la mia visione e lasciandoli andare oltre. I futuri si aprono nuovi su quei passati.

JEU DE BALL C'EST FINI

Project born in 2015, during the life in the city of Brussels. It is my custom to visit the square Jeu de Ball, in the Midi district, where every day a "flea market" proposes a fragmentation of Eastern, African, and Northern European origins, some of which on banquets, many others directly on large sheets laid on the ground , exhibit thousands of objects found in homes and in the past. Pieces of lives of others, collected without care and care in bulk, and packed in cardboard boxes or on the ground. At the end of the market, many sellers to avoid taking back those same items sold with very little money, and that on that same day lost any value, even if they start shouting repeatedly C'est fine! C'est fine! C'est fine! like a mantra, like a mermaid, as a teacher in which everything is further finished. The value is gone, the story is gone, time is gone. C'est fine! To those cries hundreds more people flock like seagulls on the fishing boats they feed, the empty spaces disappear, people bend over to collect what remains, shreds of the same objects sell taken and torn from each other's hands, weighed, turned over, sometimes taken away, sometimes again dropped to the ground, losing every bit of remaining dignity. This until the flock finishes the meal, until there is nothing left, thrown to the ground, sufficiently useful that at least free can be saved and enter another house.

I collected the remains of the remains, symbols of so many lives and realities. On those images I painted a "new layer", to restore dignity and a new path, imagining emotions and stories about those looks and broken glass. I wanted to continue the path of those objects by adding my vision and letting them go further. The futures open up new ones in the past.